Lo scontro tra Renzi e Conte si decide sul Recovery plan italiano e sulla famosa task force voluta da Palazzo Chigi per la gestione dei fondi.
Conte supera più o meno indenne la prova del Mes ma rischia di cadere sul Recovery Plan, una partita che Renzi non vuole perdere. Sulla task force non si tratta, fanno sapere dalle parti di Italia Viva. La cabina di regia ideata dal Presidente del Consiglio non deve rientrare nel progetto definitivo. I fondi del Piano italiano devono essere gestiti dal Parlamento, non dall’ennesima squadra di esperti.
Lo scontro tra Renzi e Conte e lo spettro di una crisi di governo
Nelle ultime settimane i rapporti tra Conte e Renzi si sono rapidamente deteriorati. A partire dalla richiesta di rimpasto avanzata dal leader di Italia Viva. Conte ha risposto difendendo la sua squadra, facendo sapere di avere i migliori ministri che potesse avere. Resta da capire se il Premier abbia agito da capitano o semplicemente abbia voluto chiarire con Renzi chi prende le decisioni e chi guida il governo. Quindi la richiesta del senatore crea scompiglio ma cade nel vuoto.
La strategia sulla riforma del Mes
Il secondo passaggio importante del racconto delle ultime settimane quello legato alla discussione sul Mes. Italia Viva e il Pd restano favorevoli all’attivazione del Salva-Stati, il Movimento 5 Stelle è fermamente contrario e Conte preferisce parlar d’altro ricordando come per l’Italia il modello di aiuti debba essere quello di Next Generation Eu. Onestamente parlando siamo di fronte ad un velato no al Mes. Neanche tanto velato a dire il vero.
Quella sul Mes è una discussione che agita la maggioranza ormai da mesi ed è venuta alla ribalta il 9 dicembre, in occasione delle comunicazioni di Conte in Parlamento in vista del Consiglio europeo. Conte deve mettere sul piatto anche la riforma del Mes approvata dall’Eurogruppo. Il Movimento 5 Stelle rischia di spaccarsi, poi trova un compromesso e vota a favore della risoluzione presentata dalla maggioranza. Italia Viva inizialmente non firma la risoluzione, preferisce ascoltare le parole del Presidente del Consiglio. Quindi procede con la firma e la votazione di maggioranza. Ma quando Renzi prende la parola in Senato sembra un leader del Centrodestra.
Di seguito il video dell’intervento di Renzi condiviso dal leader di Iv sulla propria pagina Facebook.
E infatti è proprio dai banchi dell’Opposizione che prende gli applausi e riceve i complimenti. Quella di Renzi è una lunga invettiva contro il lavoro svolto dal governo, ed entriamo nel terzo punto fondamentale del nostro racconto. La governance del Recovery plan italiano.
Lo scontro frontale sul Recovery plan
Conte ha presentato il piano ai suoi ministri. Il progetto più o meno convince tutti ma i soldi, stando alla bozza, dovrebbero essere gestiti da una task force formata dal Premier e due ministri, una squadra di super-manager a un considerevole numero di tecnici. Per Renzi non se ne parla. La questione tiene banco in un complicato Consiglio dei Ministri interrotto per la positività al coronavirus della ministra Lamorgese. I successivi Cdm vengono rimandati.
La Bonetti, ministra in quota Italia Viva, scopre le carte di Renzi facendo sapere di essere disposta anche a rassegnare le proprie dimissioni nel caso in cui venga confermata la task force. Renzi rincara la dose facendo sapere che a queste condizioni voterà no alla Manovra economica. E voterà no anche se il Recovery plan dovesse finire in un decreto separato e non nel testo della manovra, ipotesi effettivamente al vaglio di Palazzo Chigi.
Una crisi di governo che nessuno può permettersi
Realisticamente parlando, una crisi di governo in questo momento sarebbe forse irresponsabile. L’Italia dovrebbe lavorare alla ripresa e non ha tempo da perdere. Nuovo governo, nuovo Recovery plan, nuovi ministri. E i fondi europei restano a Bruxelles. Non il massimo.
È vero anche che il governo da un po’ di tempo a questa parte sembra andare avanti a compromessi, una strategia destinata molto probabilmente al fallimento.
Per uscire dalla fase di stallo uno tra Renzi e Conte deve fare un passo indietro carico di valore anche simbolico. Il Premier rischia consegnare le chiavi del governo al leader di Iv passando quasi per un Presidente del Consiglio commissariato. Messo sotto scacco dal leader di un partito che in fin dei conti resta un partito di piccole dimensioni. Renzi dal suo canto è consapevole che se si andasse al voto difficilmente arriverebbe al governo. Anzi, dovrebbe dovrebbe sudarsi l’accesso al Parlamento ma evidentemente l’obiettivo sarebbe quello di un governo tecnico o di larghe intese, dove potrebbe giocare il ruolo di padre politico. Un po’ come accaduto per il governo Pd-M5S.